Leone come me: un urlo silenzioso contro la crudeltà
- elettrafabiani98
- 6 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Titolo: Leone come me
Autrice: Erica Delis
Editore: auto pubblicazione
Genere: cronaca
Pagine: 248
Prezzo: 14 euro
Nota importante: Il ricavato del romanzo sarà devoluto al gattile dell’associazione Gatti Mammoni ODV di Pisa. Un gesto concreto, che rende questo libro ancora più prezioso.
«Quando la crudeltà umana strappa la pelle alla speranza, l’unica risposta è amare ancora più forte.»
Ci sono libri che non si leggono con leggerezza. Libri che ti costringono a fermarti, a chiudere le pagine e a piangere. Leone come me è uno di questi. Un romanzo breve, ma carico di significato, che nasce da un fatto reale, terribile, e lo trasforma in letteratura e resistenza emotiva.
Erica Delis prende una delle pagine più nere della cronaca recente (la brutale vicenda del piccolo Leone, il gattino trovato scuoiato vivo ad Angri, nel 2023) e ne fa una storia che è sì dolorosa, ma anche necessaria. Una testimonianza romanzata che parla di fragilità, empatia e resilienza, attraverso il personaggio di Rela, una donna sola, ansiosa, volontaria in un gattile, che si ritrova emotivamente travolta dalla notizia di Leone.
Come lei, anch'io (che mentre scrivo con le lacrime agli occhi) sono stata sconvolta da questa storia. L’ho seguita in televisione quando è accaduta, e mi ha toccato nel profondo. Leone, inoltre, somiglia tantissimo al mio Romeo, e mentre leggevo questo libro ho dovuto fermarmi più volte, sopraffatta dal dolore. È frustrante e lacerante, sapere di non poterli salvare tutti. Ma è anche per questo che storie come questa sono importanti. Perché ti spingono a dare il massimo, a fare tutto il possibile per salvare chi si può. E io, con Romeo e Trudy accanto, non posso che sentirmi grata di averli potuti salvare e di averli nella mia vita.

Il libro di Erica non si ferma alla cronaca, però. Va oltre. Diventa un inno sommesso ma potente alla possibilità di rialzarsi. Nonostante tutto. Anche quando si è toccato il fondo. Perché è lo stesso Leone, con la sua resistenza silenziosa, con quella fiducia che nonostante tutto è rimasta nei suoi occhi, a insegnarlo. Anche se non è sopravvissuto, ha lasciato un’eredità: una lezione di speranza che viene dall’ultimo degli ultimi.
La scrittura è fluida, sensibile, senza eccessi. Racconta il dolore senza mai cadere nel sensazionalismo, mantenendo un tono intimo, umano, rispettoso. Rela è un personaggio in cui tanti possono riconoscersi: chi ama senza riserve, chi si sente troppo fragile per questo mondo, chi ha bisogno di ritrovare un senso. E grazie a Lena, a Duccio, e soprattutto a Leone, anche Rela scopre che ricominciare è possibile.
In conclusione
Scrivere questo articolo mi ha fatta piangere. Non è solo indignazione, non è solo rabbia: è dolore vero. Leone non era “solo un gatto”, era un essere vivente che ha sofferto per mano di qualcuno che ha scelto la crudeltà. Chi ha compiuto un gesto simile non è un mostro: è una persona. Ed è questo che ci dovrebbe fare più paura.
Perché le mostruosità le compiono gli uomini, e solo gli uomini possono scegliere di cambiare.
E vi spezzerà il cuore, sì. Perché certe storie non si superano: si portano dentro. Restano lì, come ferite aperte e promemoria incisi nell’anima. Ma se anche solo una di esse riesce a farci scegliere l’empatia anziché l’indifferenza, se ci spinge a chiederci “E io, cosa posso fare per cambiare questa realtà?”,allora forse, il dolore di Leone non sarà stato vano.
Agisci. Non restare in silenzio. Difendi chi non ha voce. Denuncia ogni forma di abuso. Sostieni i volontari, adotta, accogli, condividi. Perché ogni gesto di empatia è un mattone con cui possiamo ricostruire questo mondo, un mondo in cui nessun altro Leone debba più soffrire così.






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