Una vastissima distesa di mare: l’hijab come identità, la musica come rifugio
- elettrafabiani98
- 18 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 31 lug
- Titolo: Una vastissima distesa di mare 
- Autrice: Tahereh Mafi 
- Editore: leggereeditore 
- Genere: narrattiva contemporanea, 
- Pagine: 240 
- Prezzo: 12 euro 

Tahereh Mafi, autrice della celebre saga Shatter Me, torna con un romanzo toccante e più intimo: Una vastissima distanza di mare. Dimenticate i poteri sovrannaturali e le distopie romantiche: qui c’è una storia reale, umana, profondamente attuale. Ambientata nel 2002, poco dopo l’11 settembre, questa storia ci parla di razzismo, identità e amore in un mondo che guarda con sospetto chi è diverso. Una lettura che si allontana dal fantastico per avvicinarsi al cuore.
Trama
Siamo nel 2002, un anno dopo l’11 settembre. Il mondo è cambiato, e anche la vita di Shirin, sedicenne musulmana, non è più la stessa. Tra sguardi taglienti, insulti, aggressioni e una quotidiana invisibilità forzata, Shirin ha imparato a difendersi chiudendosi in sé stessa. A salvarla ci sono solo la musica, la breakdance e quel guscio di silenzio che ha costruito per non farsi toccare da nessuno.
Ma quando conosce Ocean James, le sue barriere iniziano a incrinarsi. Per la prima volta dopo tanto tempo qualcuno sembra volerla conoscere davvero. E questo la spaventa forse più di tutto.
Un romanzo potente, accessibile e necessario
Se stai cercando una lettura che emoziona senza appesantire, Una vastissima distanza di mare è il libro giusto. Tahereh Mafi riesce a parlare di razzismo, isolamento e identità con una prosa scorrevole e intensa, che cattura sin dalla prima pagina.
Personalmente, ho sentito questo romanzo sotto pelle. Mi sono rivista nella protagonista. Nel rifugiarmi nella musica per sopravvivere a scuola. Nell’apatia. Nella paura di essere vista… nel modo sbagliato.
C’è una scena, in particolare, che mi ha colpita: un professore vorrebbe aiutare Shirin parlando del razzismo in classe, ma finisce per umiliarla. Mi ha ricordato l’ipocrisia di alcuni insegnanti, l’invisibilità che pesa quanto un macigno, il modo in cui certe "buone intenzioni" possono ferire più di un insulto diretto.
L’hijab come simbolo di identità (per tutti)
Uno degli aspetti più belli del romanzo è il significato che l’autrice attribuisce all’hijab, il velo che Shirin indossa ogni giorno. Per lei, non è solo una scelta religiosa, ma un modo per proteggere qualcosa di personale, intimo.
E mi sono chiesta: non abbiamo tutti, in fondo, un nostro hijab personale?
Qualcosa che ci protegge, che ci racconta, che rende visibile chi siamo: una passione, una cicatrice, un tratto del carattere, la scrittura, il disegno, un dolore.
Ed è proprio su queste fragilità che si accaniscono i bulli.
Una storia d’amore che non ruba la scena
La relazione tra Shirin e Ocean non è il fulcro della storia, ma è ciò che permette alla protagonista di aprirsi di nuovo al mondo. La loro è una relazione fatta di crescita, di sguardi trattenuti, di tentativi e fallimenti.
La cosa più potente? Shirin era passata da essere vittima a carnefice: chiudendosi, respingendo tutti, diventa dura, tagliente, quasi crudele. Ma grazie a questa connessione, riesce a cambiare sguardo. A smettere di aspettarsi sempre il peggio.
In conclusione
Una vastissima distanza di mare è una carezza ruvida, che parla di differenze, di dolore e di guarigione. Una storia in cui è facile riconoscersi, anche se non si porta un hijab o non si è vissuta la stessa realtà.Una lettura che ti resta addosso.
Lasciatevi graffiare da questa storia .E poi fatela leggere. Perché i libri giusti sanno fare anche questo: insegnarci a vedere.






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